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Impingement Sub-Acromiale


E’ una delle problematiche più frequenti della spalla, correlata ad un’alterazione anatomo-funzionale della cuffia dei rotatori, spesso si trova associata proprio ad una tendinite dei muscoli della cuffia e/o calcificazioni intratendinee.

 

La spalla, articolazione tra le più mobili del nostro organismo, è piuttosto complessa. Definita tecnicamente cingolo scapolare è un insieme di 5 articolazioni (3 vere e 2 funzionali) che permettono di indirizzare l’arto superiore nello spazio con un ampio range di movimento.

 

L’ampia capacità di movimento ha come conseguenza una relativa “fragilità” del complesso articolare infatti, le patologie della spalla, sono tra le più frequenti ed invalidanti.

 

Delle 5 articolazioni che compongono il cingolo scapolare è l’articolazione sub-acromiale o sotto-deltoidea, unitamente all’articolazione gleno-omerale, ad essere compromessa.

 

A rischio sono maggiormente soggetti con più di 50’anni che svolgono attività lavorative che prevedono il sollevamento reiterato del braccio sopra la testa (elettricisti, imbianchini ecc.), o sportivi praticanti attività “overhead” come pallavolo, pallacanestro, arrampicata, sollevamento pesi, crossfit ed alcuni stili di nuoto. Inoltre tutti gli sport estremi e di contatto possono portare un sovraccarico o un trauma alla spalla con la comparsa di una sindrome da impingement.

 

Detto questo, cos’è la sindrome da impingement sub-acromiale???

 

 

E’ una riduzione dello spazio tra l’acromion, che funge da “tetto” dell’articolazione, e testa dell’omero. In questo spazio sono presenti i tendini della cuffia dei rotatori (in particolar modo il sovraspinato o sovraspinoso) e la borsa sub-acromiale. Una riduzione di questo spazio, dovuta ad un trauma o ad uno squilibrio muscolare, potrebbe aumentare la compressione/frizione sulle strutture che scorrono al suo interno infiammandole, provocando dolore e limitazione del movimento.

 

Nella maggioranza dei casi si verifica che i 4 muscoli che compongono la cuffia dei rotatori (sovraspinato, infraspinato, sottoscapolare e piccolo rotondo), tramite i loro tendini che si inseriscono sulla testa dell’omero, non fungono più da stabilizzatori. Di conseguenza la testa dell’omero non risulta ben centrata nella glena della scapola e sotto l’azione del muscolo deltoide tende a risalire riducendo lo spazio fisiologico ed aumentando la compressione su tendini e borsa.

 

I sintomi più frequenti in una fase iniziale sono dolore nelle attività manuali sopra la testa e dolore notturno a riposo (tipico degli stati infiammatori), solo in un secondo momento si avrà la comparsa di limitazione funzionale del movimento, via via sempre più invalidante.

 

La diagnosi viene fatta con visita specialistica corredata da indagini strumentali. Tra le più idonee abbiamo l’ecografia e la risonanza magnetica, quest’ultima considerata gold standard. Tuttavia, nonostante sia una patologia dei tessuti molli, anche un Rx può dare delle indicazioni e far sospettare una sindrome da impingement. Nella lastra si noterà una riduzione dello spazio fisiologico tra il “tetto” dell’articolazione, cioè l’acromion, e la testa dell’omero, oppure la presenza di calcificazioni intratendinee e osteofiti che potrebbero contribuire a ridurre ulteriormente lo spazio.

 

Quali sono gli approcci terapeutici???

 

In una fase iniziale il trattamento è sicuramente conservativo. Affidarsi ad un fisioterapista ed intraprendere un percorso riabilitativo può aiutare a risolvere l’infiammazione ed evitare di ricorrere a cure più intensive. La terapia riabilitativa ha lo scopo di riequilibrare la forza dei muscoli della cuffia dei rotatori e la cinematica del movimento. Gli impacchi di ghiaccio e la riduzione del carico a cui è sottoposta la spalla rientrano nella terapia conservativa.

 

Per limitare gli episodi sintomatici il medico può prescrivere l’assunzione di analgesici, antinfiammatori e miorilassanti. Le infiltrazioni di corticosteroidi dovrebbe essere limitato alle gravi infiammazioni.

 

Se trascurato, l’impingement, può portare alla graduale degenerazione del tendine fino alla lacerazione. In questo caso, o nei casi in cui l’intervento conservativo non ha prodotto risultati, in cui il deficit funzionale è significativo può essere indicato un intervento chirurgico.